Le prime fasi di vita: Media Età del Bronzo

La prima occupazione dell'insediamento risale media età del bronzo, durante i periodi cosiddetti “protoappenninico" e "appenninico" (1700-1350 a. C.), che caratterizzano l'intera Italia peninsulare. E' in questo periodo che in tutta la Sibaritide nascono nume insediamenti, spesso destinati ad un'occupazione millenaria, come appunto nel caso di Broglio. L’abitato venne organizzato su terrazzamenti che ospitavano le capanne, le quali risultano purtroppo molto danneggiate dalle attività successive. II vasellame era fabbricato a mano, modellando argilla frammista a pietrisco fine. Durante il momento più antico di vita del villaggio risultano maggiormente diffuse tazze e ciotole con vasca per lo più rotondeggiante, nonché grandi vasi con collo alto. L'orlo dei recipienti è spesso piegato verso l'esterno e inclinato obliquamente "a imbuto”; le decorazioni si caratterizzano per il tipico ornato ad incisione e intaglio diffuso in questo periodo in gran parte dell'Italia peninsulare

I contatti con il mondo Egeo

Dalla fine del Bronzo Medio e per tutta l'età del bronzo recente (facies "Subappenninica"), le popolazioni locali entrano in diretta relazione con i navigatori micenei. Gruppi di artigiani egei si inseriscono nelle comunità della Sibaritide, e anche gruppi di Enotri viaggiano verso la Grecia. Sono acquisite nuove tecnologie: per la prima volta in Italia viene utilizzato il tornio per produrre vasi in ceramica depurata e dipinta. Si fabbricano vasi simili per forme e decorazioni alla ceramica micenea vera e propria, soprattutto per contenere bevande pregiate, e coppe in ceramica dal colore grigio uniforme e brillante, simili nella forma al vasellame locale. Per la prima volta si utilizzano grandi giare per l'immagazzinamento dell'olio e di derrate alimentari, simili a quelle, dei magazzini dei palazzi micenei e minoici.

La capanna centrale

Gli scavi sull'acropoli hanno portato alla luce delle abitazioni delle importanti famiglie che gestivano i rapporti con i Micenei. La pianta è a ferro di cavallo divisa in due ambienti, lunga 8 m e larga 7. Le pareti erano formate da una struttura portante di pali, di cui restano i buchi nel terreno, sulla quale veniva intrecciata un'incannucciata rivestita d'argilla; il tetto invece era fatto di paglia. Al centro dell'abitazione si trovava una piattaforma in argilla che serviva da base focolare; vicino ad essa era un piccolo fornello, sempre in argilla, che completava l'area di cucina della casa. Accanto alla parete est è stata trovata una ciotola carenata d'impasto intera, con l'ansa fratturata, sul cui fondo era stato inciso un diffuso simbolo del sole (una piccola svastica): si tratta probabilmente della traccia di un rito di fondazione effettuato quando venne costruita la casa.

I secondi 500 anni dell’abitato

Con l'età del bronzo finale cessano i contatti con l'Egeo. Questo però non significa una perdita di vitalità e di importanza dell'insediamento; l'aristocrazia assume una forte impronta guerriera e cinge l'acropoli di una imponente fortificazione: un muro in pietra e elementi lignei rinforzato da bastioni, davanti al quale si apre un fossato largo più di 10 m e profondo almeno 4, rivestito, ai piedi del muro, con un lastricato a pietrame restaurato più volte. Sull'acropoli vengono immagazzinate ingenti quantità di derrate nei grandi dolii in argilla depurata, deposti entro magazzini seminterrati. Alcuni di essi erano destinati alla conservazione dell'olio, fatto che attesta la coltura dell'ulivo nella zona sin da tempi così antichi. L'élite aristocratica controllava anche importanti attività artigianali, come, tra l'altro, la lavorazione del ferro: sull'acropoli di Broglio, infatti, e stata portata alla luce una delle più antiche forge, risalente alla fine dell'età del bronzo. L'aristocrazia locale celebrava se stessa e i propri antenati attraverso rituali e cerimonie religiose: dopo che il più grande magazzino a noi noto era stato abbandonato e completamente interrato, venne scavata una fossa di 1 m di lato, per deporvi una tazzina intera, usata per la libagione, e i resti della suppellettile di un'abitazione incendiata. Sopra la fossa si trovavano i resti di un pasto rituale frutto della battuta di caccia di almeno sei cervi. Nell'età del ferro (900-700 a. C.) riprendono sempre più intensi i contatti con la Grecia e l'Oriente fenicio: frammenti di coppe dipinte e uno scarabeo in faience sono stati rinvenuti sull'ultimo lastricato del fossato. Testimonianze analoghe provengono dalle ricche necropoli di Torre Mordillo e Francavilla Marittima. Intorno al 710 a. C. i Greci imposero il loro potere su tutta la regione e fondarono la città di Sibari: gli indigeni Enotri furono assoggettati, costretti ad abbandonare i propri villaggi (tranne Francavilla e Amendolara) e a coltivare le terre irrigue per i Sibariti. Sull'area abbandonata si succederanno solo attività di culto (VII- VI sec. a. C.), commemorative della grandezza passata.

Memorie di una città nascente – Corigliano Rossano

E’ possibile consultare gratuitamente cliccando qui lo scritto I luoghi dell’archeologia del professore Tullio Masneri, tratto dal volume Memorie di una città nascente. Corigliano Rossano, a cura di Fausto Cozzetto, Ferrari Editore, 2019.

Una stimolante riflessione sulla storia di Corigliano-Rossano, città nata al termine di un percorso di accorpamento tra due importanti centri urbani della Calabria. Dalle origini a oggi è il cammino di un libro che esplora le memorie, l’esperienza e l’apertura al futuro di una città nascente nella vita di un popolo.

Buona lettura.